Questo è un falerno nel massico bianco. È la prima volta che ci capita di vedere una bottiglia senza retro etichetta appiccicata, ma appesa bollata con un sigillo. La fronte etichetta invece è in metallo e contiene due frasi: la prima è "ad maiora", mentre la seconda è una molto più lunga ed è una frase che piaceva al papà di Danilo Trabucco: "la scienza senza conoscenza non è che rovina dell'anima". L'hanno fatta in metallo proprio per far sì che il tempo non riesca a cancellare l'etichetta. È un po' un tributo che Danilo fa a suo papà.
Tredici gradi e mezzo, 85% Falanghina e 15% Fiano. Questo vino fa 2 mesi di affinamento in acciaio, 5 mesi in tonneaux e poi 6/7 mesi circa in bottiglia nelle loro grotte di tufo.
È agrumato, ma si sente tanta morbidezza e frutto. Al naso ci sono questi profumi agrumati e anche una nota un po' morbida e burrosa. In bocca si ritrova l'agrumato ed entra vellutato tirando fuori la sapidità. Si riconoscono anche i sentori del Fiano.
Può essere abbinato a del pesce crudo, ai crostini col burro e salmone o ai bigoi in salsa (uno spaghetto più grosso fatto con la salsa di acciughe e cipolla). Danilo invece ci suggeriva la pizza ripiena di broccoli e salsiccia o un'orata al sale. È abbastanza polivalente perché comunque ha questa sapidità e questa parte fruttata che da corpo, ma lo rende facile da bere.
Ringraziamo Danilo per questa chicca e soprattutto perché è una dedica fondamentalmente al suo papà che è mancato. È un vino di cui può andarne fiero. Cin!