Nel mondo del vino si sente spesso usare la parola “Cru” ma cosa vuol dire Cru? E soprattutto, che cosa significa che un vino è un Cru?
Bene, allora, prima di tutto "CRU" deriva dal verbo "CROITRE" che vuol dire crescere.
In Francia il termine cru va bene con tutto quello che ha origine dalla terra ma, parlando di vino, o meglio di uva, si definisce un vigneto Cru quando clima, suolo e altri fattori, naturali e non, conferiscono al vino caratteristiche uniche e specifiche, diverse da quelle presenti in altri vini, prodotti in luoghi anche vicini.
In Francia, nella regione dello Champagne, un vino mono-cru è realizzato con uve provenienti da uno specifico villaggio mentre, in Alsazia e in Borgogna, il vino realizzato con un solo cru è prodotto con uve riconducibili ad un preciso vigneto dal quale prende il nome e che troviamo scritto sull'etichetta.
Alcuni champagne (o vini francesi in generale), riportano in etichetta diciture Premier Cru o Grand Cru. Queste denominazioni sono definite rispetto ad una scala di cru, che, di anno in anno, determina la qualità del vino in relazione alla posizione dei vitigni dove sono cresciute le uve utilizzate per produrlo. Sulla base di questa scala sono definiti anche i prezzi delle uve cresciute in una determinata zona per cui, un vigneto classificato al 100% verrà pagato il massimo, uno al 95% un po’ meno e così via.
E in Italia, ha senso parlare di cru? La riposta è no. In Italia, diversamente dalla Francia, non esiste alcuna legge che definisce una classificazione gerarchica dei micro-territori in relazione alla qualità dei vigneti anche se, in alcuni disciplinari, è ammesso l’uso di menzioni geografiche aggiuntive che fanno riferimento a micro-aree. Ad esempio, il disciplinare del Barolo, approvato nel 2010, prevede 188 menzioni geografiche aggiuntive, di cui 11 comunali. Similmente, nell’area del Valdobbiadene Superiore DOCG è stata istituita la denominazione “rive”, che fa riferimento alle colline della zona e che sono caratterizzate da un particolare Terroir.