Con questa pillola vogliamo mettere ordine tra i significati delle diverse denominazioni: IGT, IGP, DOC, DOPG, DOCG, e i vini da tavola.
Partiamo dall'unica sigla che non esiste: il vino da tavola. Infatti, possiamo dire che questa tipologia di vino non segue nessuna regola, nessuna limitazione, se non quella di essere prodotta legalmente seguendo per lo meno le norme legate alla produzione di un alimento.
A questo punto passiamo al significato delle sigle, dicendo che la loro nascita è dovuta alla necessità di proteggere il made in Italy da chi, in Italia e all'estero, cerca in tutti i modi di copiare la qualità dei prodotti italiani, sviando l'acquirente che spesso è convinto di acquistare un prodotto della enogastronomia italiana, che invece di italiano non ha nulla.
Per questo sono state create delle regole rappresentate dalle sigle IGT, IGP, DOC, DOCG.
La prima ad essere coniata è stata l'IGT, cioè Indicazione Geografica Tipica, che di fatto ora non esiste più, perché è stata sostituita dalla sigla europea IGP, che significa Indicazione Geografica Protetta.
Quest’ultima rappresenta un prodotto, sia gastronomico che vitivinicolo, che segue determinate regole.
Anche se sostituito, il marchio IGT si può comunque continuare ad essere indicato sulle bottiglie.
Le regole racchiuse nel disciplinare dell'IGT sono semplici, parliamo di zone abbastanza vaste, spesso intere province, dove le uve che compongono il vino devono essere autorizzate e provenienti da quella zona per almeno l'85%, e sulla bottiglia oltre alla sigla, può essere indicato l'anno di raccolta delle uve e i vitigni utilizzati.
Per quanto riguarda la DOC e la DOCG, queste due sigle sono state accorpate nella DOP europea che però permette comunque di citarle nelle bottiglie.
La sigla DOC significa Denominazione di Origine Controllata, e detta delle regole più restrittive sulla produzione del vino.
Regole che aumentano ancora di più sulla DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, che obbliga i produttori che vogliono vedere la fascetta intorno al collo delle loro bottiglie, ad allevare le vigne in zone molto precise, ad utilizzare vitigni specifici ed avere una resa per ettaro limitata, nonché una gradazione alcolica che sia compresa in limiti ben precisi. Ma sono rigorose anche le norme per la viticoltura, le regole di vinificazione, le caratteristiche sensoriali e anche addirittura alle norme per l'imbottigliamento.
Non rispettare una di queste indicazioni produrrebbe il declassamento del vino alla categoria inferiore, se non addirittura la sua indicazione a vino da tavola.
Poi per queste aree esistono delle sottozone o delle particolarità come ad esempio la versione classica, in riserva, e il superiore.
E chi controlla che tutto sia fatto a regola d'arte? Ci sono apposite commissioni che ogni anno verificano che tutto sia in regola.