Tra i vini rossi autoctoni più apprezzati delle Marche c’è sicuramente il Lacrima di Morro d'Alba, molto conosciuto a livello nazionale e non solo.
Questo vino ha anche ottenuto il riconoscimento di DOC nel 1985, il che rende la sua produzione certificata e possibile solamente nella zona omonima della provincia di Ancona, usando la varietà di uva nera autoctona chiamata appunto Lacrima per almeno l’85% del totale.
Esistono principalmente tre versioni di Lacrima di Morro d'Alba, riconosciute dal disciplinare, che sono la base, il superiore e il passito, che differiscono tra loro per gradazione alcolica, procedimento e tecniche di produzione.

La versione Base è la più diffusa e commercializzata. E la si può trovare in commercio dal 15 dicembre dell’anno di raccolta.

La Superiore è più ricercata e costosa e ha una gradazione minima di 12 gradi. Si ottiene con una particolare gestione della vigna, con una lavorazione accurata dei grappoli e con l’affinamento in bottiglia che prevede la messa in vendita non prima del 1° settembre dell’anno successivo alla raccolta.

Il Passito ha gradazione minima di 15 gradi e le uve dovranno seguire un percorso di appassimento su graticci che potrà durare fino al 1 marzo dell’anno successivo alla raccolta per poi esser lasciato in bottiglia fino al 1 Dicembre dello stesso anno.

Ma perché si chiama lacrima? Ci sono diverse teorie. Una dice che gli abitanti della zona erano soliti chiamare così questa specie di uva, perché quando si spremono gli acini il succo esce a piccole gocce, proprio come se fossero lacrime. Un’altra dice che l'origine del nome deriverebbe dal fatto che l'acino, avendo una buccia particolarmente sottile, quando è maturo si spacca e trasuda goccioline di succo che sembrano lacrime. Secondo altri invece il nome è legato alla forma allungata del chicco, oppure a una lontana parentela con l'uva Lacrima spagnola.

Non possiamo sapere quando sia iniziata la coltivazione di questo vitigno nei terreni marchigiani, ma sappiamo che la prima citazione storica riguardante i vini di Morro d’Alba risale al 1167, quando Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero e re d'Italia, scelse il paese di Morro d’Alba come dimora durante l’assedio di Ancona. In quel periodo, i paesani furono costretti a cedere all’imperatore le prelibatezze del posto, tra cui il famoso vino di Lacrima.

Si inizia a parlare più concretamente di un vino prodotto con quest'uva e in tale zona nel 1870 circa, quando la Lacrima viene studiata biologicamente.
Tra gli anni 80 e 90 del Novecento, ahimè, il vitigno della Lacrima rischia di estinguersi a causa della sua fragilità e bassa resistenza e produzione, che lo resero meno preferibile rispetto ad altri vitigni. Fu solamente grazie alla tenacia dei viticoltori della Provincia di Ancona che la Lacrima non scomparve, venendo recuperata e salvata in extremis su meno di 10 ettari di vigneto residuo, rimasto nella zona di Morro d'Alba. Successivamente questa varietà riprese terreno grazie a nuove colture e oggi, per ettari e quantità d'uva, è la terza produzione rossa delle Marche. Inoltre adesso il vino viene prodotto con uva Lacrima al 100%, mentre in precedenza questo vitigno era usato per migliorare altre uve rosse.

Originariamente la zona di produzione del vino Lacrima di Morro d’Alba DOC comprendeva solo il comune di Morro d’Alba in provincia di Ancona. Ora la zona è stata estesa anche a comuni limitrofi.

Nel 1993 nasce il "Consorzio di Tutela della Lacrima di Morro d'Alba doc" i cui soci sono i produttori e gli imbottigliatori, che sono generalmente realtà aziendali medio-piccole. Questa importante associazione si occupa della produzione e del controllo del vitigno, dei suoi frutti e del suo vino e comprende le attività di tutela, valorizzazione, promozione e commercializzazione.

A questo punto, se ancora non conoscete il vino rosso Lacrima di Morro d'Alba, vorrete saperne le caratteristiche organolettiche. Ebbene, si tratta di un vino dal colore rosso rubino, dall'odore aromatico e intenso, che con l'invecchiamento acquisisce profumi floreali e fruttati. Il colore diventa porpora nella versione del Passito che, invece, ha un intenso profumo di frutta matura.
Nelle versioni giovani la nota al naso che vi colpirà di più è sicuramente la rosa ma ovviamente le varie tipologie di lavorazione offrono bouquet molto vari. Il sapore è unico, gradevole, leggermente tannico ma delicato, con una struttura corposa e buona quantità di polifenoli. Nel passito, il sapore è più vellutato e dolce.
Inoltre, caratteristiche come sapore e odore mutano in base all'invecchiamento, in quanto la Lacrima viene consumata sia come novello nel periodo autunnale che in quello tardo estivo, con un anno o più di riposo.
Per quanto riguarda gli abbinamenti, la Lacrima di Morro d’Alba, in versione base o superiore, si sposa perfettamente con altre specialità marchigiane, come i salumi di produzione autoctona. Un ottimo abbinamento è anche con i primi piatti con sughi a base di carne rossa o bianca.
Magari non ve lo aspettereste, ma anche primi piatti e antipasti a base di pesce sono ideali per essere accompagnati da una buona bottiglia di Lacrima. La versione Passito, invece, è perfetta con dolci, formaggi stagionati, cioccolato o biscotti.

Oggi il Lacrima di Morro d'Alba è uno dei più importanti e ricercati vini rossi delle Marche e l’omonima cultivar è salvaguardata come parte irrinunciabile del patrimonio vitivinicolo italiano.

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