Conoscete il Lacryma Christi? Immagino che soprattutto i nostri follower campani sappiano che si tratta di un vino prodotto alle pendici del Vesuvio. E sapete perché si chiama così? Beh, ci sono varie leggende che spiegano il suo nome, ma quella che preferisco ha come protagonista un eremita che, grazie alla sua condotta, era assolutamente libero dai peccati (altro che Mauro…). Allora Gesù decise di scendere sulla Terra per andarlo a trovare e si accorse che l’eremita era solito dissetarsi con una bevanda dal gusto pessimo. Gesù allora si mise a piangere e le sue lacrime, cadendo in questa bevanda, la trasformarono in un ottimo vino.
Leggende a parte, sappiamo che in passato la produzione del Lacryma Christi fu per molti anni compito dei frati cappuccini di Torre del Greco. Ed è proprio la particolarità del territorio vulcanico, ricco di minerali, quindi estremamente fertile, che favorisce la crescita delle viti adatte alla produzione di questo vino.
Sì, ma di quali vitigni stiamo parlando? Ecco, allora bisogna dire che il Lacryma Christi può essere rosso, bianco o rosato a seconda delle uve e del tipo di lavorazione. E quindi nel caso del rosso e del rosato abbiamo almeno un 80% di Piedirosso e/o Sciascinoso e al massimo un 20% di Aglianico. Per la vinificazione in bianco invece si usano Coda di Volpe bianca e/o Verdeca, sempre 80% minimo, e la rimanente percentuale di Falanghina e/o Greco. Il Lacryma Christi Bianco si trova anche in versione spumante e in versione liquorosa.
Le uve sono coltivate solo in 15 comuni del napoletano, ad alta vocazione vitivinicola e localizzati su tutta la fascia pedemontana del Vesuvio. E infatti questo vino rientra nella zona di produzione DOC Vesuvio, quindi l'appellativo Lacryma Christi è una sottodenominazione di cui il vino può fregiarsi quando rispetta le composizioni che ho appena detto e se ha una resa alla vinificazione non superiore al 65% e una gradazione alcolica minima del 12%. Oltre il 90% della produzione rientra in questa sottodenominazione, mentre il restante 10% viene imbottigliato col solo nome Vesuvio.
Il Lacryma Christi rosso è di color rubino e profuma di frutta rossa e talvolta di spezie. In bocca è secca e con un aroma armonico, complesso e corposo. Ovviamente si abbina perfettamente col ragù napoletano e inoltre si accosta bene ad arrosti, pollame e selvaggina oppure a pasta o polenta con sughi di carne, ma anche ai formaggi piccanti.
La versione rosata può avere colore più o meno intenso e solitamente conserva il profumo fruttato del rosso, come anche la corposità e l’armonicità, insieme a un sapore più asciutto. È un vino versatile, da abbinare ad arrosti di carne bianca, torte di verdura, risotti, pesci all'acqua pazza e certamente ai purpetielli affugati, cioè i polipetti letteralmente lasciati "affogare" nel sugo di pomodoro.
Il Lacryma Christi bianco è giallo paglierino, con riflessi dorati; al naso si sentono note fruttate di mela cotogna, ananas, banana e pesca gialla. Il sapore è secco, un po’ acidulo, ben strutturato, con un aroma fruttato-floreale di notevole persistenza aromatica. Il gusto morbido, abbinato alla sua elevata alcolicità, lo abbina bene a crostacei, zuppe di pesce, risotto con spigola e asparagi, verdure con formaggi freschi, impepata di cozze o tortini di ricotta profumati alle erbe.
In tutte le sue versioni, il Lacryma Christi fa parte sicuramente dei prodotti di punta dell'enologia nostrana e vorrei sapere anche i vostri abbinamenti preferiti.