Non tutte le piante nascono da un seme, in particolare le piante da frutto. Nel caso particolare delle vigne, è necessario utilizzare un particolare tipo di innesto: le barbatelle. Il nome deriva dalla formazione di una sorta di ‘barba di radici’, alla base della vite. Questo tipo particolare di lavorazione della vite risale al 1850, quando in Europa ci fu un’improvvisa morte di tutte le viti causata da un insetto: la fillossera. In quella situazione si dovette cercare una soluzione per garantire la sopravvivenza delle viti. 

Notando che la vite americana sopravviveva a quell'insetto, si cercò di portare quel tipo di vite in Europa, praticando un innesto tra le due specie. In questo modo si riuscì a creare delle viti con la parte inferiore, cioè quella delle radici di vite americana, mentre la parte superiore rimaneva sempre di vite europea.

Da qui nascono le barbatelle, che vengono tuttora utilizzate per la coltivazione di viti. 

Oggi, a questi tralci di vite si può innestare il tipo di vite che più piace al coltivatore, senza snaturare il prodotto.

Una volta che si sono formate le radici, il porta innesto può crescere in autonomia.

Non è un compito semplice quello di chi innesta poiché anche il minimo sbaglio può influire sulla non riuscita dell’accoppiamento.

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