L’anfora è il più antico recipiente mai utilizzato per conservare il vino. Tracce del suo uso risalgono al 5.100 a.C. e sono state ritrovate nel 1996 in Iran. Le botti di legno furono inventate dai Celti ed il loro uso diffuso dai romani. Negli ultimi 10 anni, c’è stata una riscoperta di questo vaso vinario e,  come spesso accade quando ci si trova ad un ritorno al futuro, la reazione è duplice. C’è chi dice che si tratta di una semplice moda e chi invece la considera una vera e propria ricerca della naturalità persa. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza. 

La reintroduzione dell’anfora in Italia è probabilmente da attribuirsi a Joško Gravner, che nel 2001 decise di abbandonare definitivamente i metodi di vinificazione tradizionali per dedicarsi appunto alla vinificazione in anfora. Lo stesso Gravner, in una sua intervista al Gambero Rosso, dichiara che la sua scelta sia maturata di ritorno da un viaggio dalla California che l’aveva molto deluso. In quell’intervista afferma “non volevo un vino alla coca cola, pieno di aromi sintetici”. Per cui, non restava, a sua detta, che fare un salto indietro nella storia e tornare appunto alle origini. Volse quindi lo sguardo alla Georgia e alla tradizione, riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, dei Qvevri. Queste sono appunto delle anfore di terracotta che vengono riempite con il mosto, sigillate e sotterrate. Il vino fermenta per almeno 5 mesi all’interno di questi contenitori prima di essere imbottigliato. Il grande successo di Gravner ha fatto si che altri produttori si siano spinti lungo questa via non sempre con le stesse motivazioni ovvero la ricerca della naturalità del prodotto. 

Ma come avviene il processo di vinificazione in anfora? Bene o male come negli altri vasi vinari sennonché per la follatura, che è quel processo mediante il quale le vinacce che vengono galla durante la fermentazione alcolica, vengono spinte nuovamente verso il basso per dare omogeneità a tutta la massa…bene questo processo viene fatto manualmente e non meccanicamente come nelle cisterne di acciaio.
Fermentazione spontanea, macerazione a contatto con le bucce e ridotto uso dei solfiti sono a discrezione del produttore….. di solito, chi adotta questo tipo di contenitore abbraccia una filosofia di vini naturali o biodinamici

Ma quali sono i vantaggi dell’anfora? Nel 2014, si è tenuta a Impruneta, in provincia di Firenze, la prima convention internazionale sull’uso delle anfore per la vinificazione promossa dall’azienda Artenova, una delle aziende italiane leader per la realizzazione di anfore ad uso enologico. I risultati emersi dalla convention sono:

1.      La terracotta in quanto naturale assicura un controllo delle temperature, specialmente se le anfore sono interrate; 
2.      Una migliore ossigenazione; 
3.      Una minore caratterizzazione olfattiva; 
4.      Un uso inferiore di solforosa nelle lunghe macerazioni;
5.      Il fatto che l’anfora sia un contenitore eterno, che può essere utilizzato all’infinito; 
6.      Il fatto che non soffra di contaminazione di microbiologica di Brettanomyces e per cui, nella sua sanitizzazione, sono utilizzati processi meno invasivi. 

Personalmente non mi sento di dire che i vini in anfora hanno dei vantaggi o siano migliori, hanno sicuramente evoluzioni differenti e con tempistiche differenti. Stiamo bene attenti però a non far confusione tra filosofia, tradizione o moda.
 

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