Oggi vi parlerò di un vitigno e di un vino che trovo affascinanti. Il vitigno è un autoctono friulano tipicamente coltivato nelle colline orientali della provincia di Udine. Il vino si caratterizza per un colore ambrato ed un profumo di miele, di mandorla, di castagno. Non avete ancora capito di che vitigno sto parlando? Ma certo, si...sto parlando del Picolit.
Il nome Picolit è fatto comunemente risalire alle ridotta quantità di acini che il vitigno produce o alla ridotte dimensioni del grappolo. C’è anche chi sostiene, però, che il nome dialettale posso fare riferimento al “peduncolo” rossiccio e di grosse dimensioni.
Le origini del vitigno sono antichissime. Sembra infatti che fosse già coltivato in epoca romana. E’ arrivato fino ad oggi seguendo un percorso storico assai tortuoso.
Nel 1682 occupa il posto d’onore nella lista dei vini delle sontuose nozze di ser Alvise Contarini;
Nella seconda parte del ‘700 raggiunge la sua definitiva consacrazione grazie al lavoro del Conte Fabio Asquini, che costruisce un rete di negozi che tocca tutte le capitali europee dove lo commercializza in bottigliette di vetro soffiato di Murano;
Nell’ ‘800 se ne perdo quasi completamente le tracce
Viene riscoperto agli inizi del secolo scorso dalla famiglia Perusini, che lo inizia a coltivare nuovamente nella zona nota come Rocca Bernarda, al centro dell’attuale area DOCG.
Si narra che “Fu proprio per conoscere il “Picolit” della Contessa Giuseppina Perusini che Luigi Veronelli nel 1959 venne per la prima volta in Friuli e scrisse: “Non credo vi sia in Italia vino più nobile di questo, [...] Le sue qualità lo renderebbero in Italia, ciò che per la Francia è lo Chateau d’Yquem”.
Non meno affascinante è la pianta. Il Picolit, infatti, soffre naturalmente di aborto floreale. Per cui, solo una piccolissima parte dei fiori viene fecondato, 15-30 contro i normali 150-200. Si ottiene così un grappolo spargolo con pochissimi acini di dimensioni assai ridotte su cui tutta l’energia della pianta si concentra. Il grappolo giunge a maturazione tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, ma può essere raccolto anche molto dopo per favorire un ulteriore concentrazione del contenuto zuccherino. Infine, una volta raccolte, le uve di Picolit possono fare un periodo di ulteriore appassimento in locali ben areati, in cassette o graticci.
Il risultato è un vino ovviamente dolce, con sentori di spezie, dove spicca la vaniglia. Si confermano le premesse dell’olfatto e quindi ritroviamo la mandorla e il miele di castagno.
Con cosa lo beviamo un vino così….vorrei dirvi...con tutto...basta berlo...possiamo abbinarci diversi tipi di dolci ma un compagno ideale per questo vino è sicuramente il foie gras
Ma attenzione, come si dice in una citazione ripresa nel disciplinare di Isi Benini,
“Non offritelo a una signora o a una signorina perché potreste correre il rischio di sentirvi dire di sì”.
Io vi ho avvisato. Poi, vedete un po’ voi….